Il settore dei servizi di pulizie professionali è spesso protagonista delle cronache di quotidiani e magazine on line. I casi più eclatanti non mancano di avere un’eco nazionale sui telegiornali, oltre che un impatto devastante sul tessuto sociale locale.
Una giungla composta da società cooperative e aziende, che non adottano politiche ufficiali di assunzione, di gestione degli appalti e di trasparenza nei propri bilanci. Poche realtà imprenditoriali che, purtroppo, vanno a intaccare la credibilità di un settore e di professionisti che lavorano alacremente e per il benessere di lavoratori del settore pubblico e privato.
Quali le situazioni più frequenti?
Tra le possibili truffe, che la cronaca ampiamente ci illustra, vi presentiamo una selezione delle più frequenti:
- Organico delle cooperative che non applica i regimi di assunzione, secondo quanto stabilito dalla legislazione italiana e dai sindacati
- Caporalato e addetti alle pulizie non in regola sia nel contratto di assunzione sia nei permessi di soggiorno
- Appalti vinti da società che, a loro volta, subappaltano a società serbatoio di personale per evadere l’IV e non versare i contributi
- Società cooperative che si aprono e si chiudono, in modo da scaricare costi e debiti. Un girone infernale che si ripercuote su clienti e sui lavoratori.
Sarebbero ancora tante le casistiche e le attività fraudolente che si potrebbero evidenziare e che coinvolgono il settore del pubblico e privato.
Tuttavia non è corretto demonizzare l’intero settore, a discapito di chi lavora virtuosamente e seguendo le regole.
Come difendersi: le regole per individuare un’azienda che opera nel settore del facility management
Proprietari di azienda, ceo, finance e manager saranno incappati almeno una volta, nella necessità di porsi sul web alla ricerca di un’azienda credibile e affidabile per servizi di pulizie, receptionist, cleaning e facility management a 360°.
Di fronte a loro il motore di ricerca di Google e l’imbarazzo nel porre la domanda corretta per ricercare quell’affidabilità, che la cronaca sembra ritenere auspicabile ma difficilmente raggiungibile. Eppure, in questa giungla, vi sono dei criteri che possono essere applicati e che offrono, se non la ricetta perfetta, sicuramente una pratica virtuosa ed efficace.
Ecco qui un breve vademecum di pratiche virtuose:
- Il passaparola: per quanto sia un’attività pre-millenials e poco digital, sicuramente è tra le più efficaci. La sua forza risiede nella credibilità del referente e nella reputazione, che un’azienda di servizi ha saputo costruirsi nel tempo e sul campo. L’esperienza diretta rimane sempre e comunque, un ottimo bigliettino da visita.
- La reputation sul web e su social professionali quali LinkedIn: saper leggere tra le pagine di un sito internet così come tra i post e i commenti di una pagina profilo richiede tempo e capacità di analisi. Referenze, statuti e documentazioni sui regolamenti interni e le policy aziendali sono strumenti indispensabili per comprendere lo “stato di salute” di un’azienda, che opera secondo la legge e con responsabilità. Tale azienda, infatti, ha tutto l’interesse a comunicare le proprie procedure, a vivere quotidianamente la trasparenza sulle sue attività virtuose che possono riguardare sia i propri dipendenti sia i doveri in qualità di fornitori
- Le relazioni d’impatto: Società Benefit e B-Corporation hanno, per statuto, il dovere di raccontarsi ogni anno nel loro percorso di raggiungimento di obiettivi di trasparenza e nella loro politica ESG. Tutta l’azienda evolve, infatti, al fine di operare secondo criteri di responsabilità (ambientale, civile e sociale), sostenibilità e professionalità con un’attenzione particolare non solo verso i clienti, che richiedono un servizio, ma anche verso i propri dipendenti.
L’importanza di sapere valutare i giusti fornitori nel campo delle pulizie e, in generale, del facility management non è semplicemente una scelta economica e d’impatto sul bilancio aziendale.
Più profondamente, il facility managament ha come obiettivo di garantire ai clienti l’efficientamento, la pulizia e il supporto organizzativo di alcune attività della worklife quotidiana.
Lavorare sul benessere dei dipendenti è il primo indizio, oltre che indice di aumento della produttività degli stessi e, in ultima analisi, del datore di lavoro e della sua società.